Così cantavano i Righeira nei mitici anni ottanta e anche quest'anno ci siamo. L'ho già detto più volte e lo ribadisco: il mio capodanno personale è questo, vuoi per il tempo scandito dagli anni scolastici, vuoi non lo so nemmeno io il perchè, ma è così fin da quando ero bambina e tale è rimasto.
Quest'anno poi il clima è davvero particolare: per la prima volta dopo tanti anni non ci sarà un primo giorno di scuola, il liceo è finito e domani non ci sarà il solito rito che si è ripetuto per 13 anni e, se da un lato ne sono sollevata, dall'altro sono un po' in ansia per le incognite che si prospettano per il futuro, nell'attesa di conoscere i risultati dei test di ammissione all'università fatti nei giorni scorsi.
Vogliamo aggiungere la precarietà del lavoro, che aumenta col passare del tempo e la totale mancanza di certezze che questo comporta?
Così, dopo una notte trascorsa non proprio insonne ma quasi (cosa per me assolutamente rarissima, ma che ultimamente si ripete un po' troppo spesso) eccomi qui a sorseggiare un cappuccino istantaneo perchè nessuno di noi si è ricordato di comprare il latte e a pensare se sia meglio stirare e far scendere la montagna di roba che mi guarda o armarmi di aspirapolvere e straccio e sistemare le stanze.
Nel dubbio gironzolo sul web, ma non credo che sia la soluzione...
Io sono sempre stata ottimista per natura, ho sempre visto il bicchiere mezzo pieno e non mi sono mai lasciata andare allo sconforto, ma in questi giorni sono davvero un po' giù di morale, piuttosto inconcludente e decisamente poco attiva e non mi piaccio per niente.
Be', è un momento così, può capitare, già condividerlo in parte aiuta. Infatti, dopo questa antipatica serie di lamentele domenicali, è proprio giunto il momento di mettermi a combinare qualcosa!