venerdì 29 febbraio 2008

Macchina da cucire.

Io possiedo una macchina per cucire da diverso tempo, la uso abbastanza spesso e anche prima di averne una mia, fin da quando ero ragazzina, cucivo su quella di mia mamma.
La mia amica del cuore no. Lei così brava con l'uncinetto, col punto croce e quant'altro no, lei non ha mai cucito a macchina ma, prima di appurare se ne sarà capace, ne ha comprata una, peraltro identica alla mia.
Allora è scontato: l'ha acquistata ieri pomeriggio e ieri sera vado a casa sua per un rapido corso di istruzione. Naturalmente ci mettiamo a parlare di un sacco di cose, ci perdiamo un po' prima di cominciare (tenete conto che lei per qualche minuto ha addirittura l'impressione di non possedere neanche un rocchetto di filo), ma finalmente riusciamo a partire.
Francamente, non so come mai, ho qualche difficoltà con la tensione del filo, sono quasi certa che è dovuto al fatto che siamo molto distratte dalle nostre chiacchiere e io non presto attenzione a ciò che sto facendo. Lei comincia a perdere la pazienza, vuole riportare indietro quella macchina infernale, anzi meglio ancora, sbolognarla a sua mamma e non se ne parla più.
Per tirarci su va a prendere il liquore al cioccolato troppo buono che prepara lei e, mentre rimango sola, miracolosamente riesco nell'intento, la macchina parte, funziona perfettamente e si può cominciare a produrre sul serio. Come sempre mi succede in questi casi ci prendo gusto, inizio a cambiare i punti, provo lo zig-zag e comincio a divertirmi, ma non è la mia, è la mia amica che deve fare il collaudo, di se stessa, oltre che della macchina.
Allora mi rimetto le scarpe (sì, perchè se non sono a piedi nudi non so dosare la velocità del pedale) e le cedo il posto. Prende posizione, sistema il campione di stoffa, pronti...via!
Parte ad una velocità che, se stesse guidando l'automobile le toglierebbero in un colpo solo tutti i punti dalla patente e a quel punto non ce la faciamo più. Magari anche a causa di un po' di alcool in corpo cominciamo a ridere fino alle lacrime e non riusciamo proprio più a fermarci.
Non so come mai, ma noi due finiamo sempre così, abbiamo sempre avuto la capacità di divertirci insieme anche nelle circostanze più banali, meno male che le cose non sono cambiate col passare del tempo, benchè se non siamo più bambine da un pezzo e soprattutto non sempre ci siano troppi motivi per ridere.
Adesso è rientrato suo marito, il nostro collaudo è terminato, mio marito e mio figlio staranno sicuramente tornando dalla palestra ed è ora che io me va vada a casa.
Questa mattina comunque mi sono svegliata di buon umore, ripensando alla serata di ieri e sicuramente tutto questo aiuta ad afrontare meglio la giornata.
Come faremmo se non abitassimo a soli 500 metri di distanza?

lunedì 25 febbraio 2008

Pellegrinaggio.


Questo è il Monte Sinai, dove mi sono recata in pellegrinaggio durante uno dei miei viaggi in Egitto. A sentirlo racontare sembra un'impresa titanica e ai più viene da chiedersi che senso abbia, durante una tranquilla vacanza in un villaggio con ogni genere di comodità, fare una sfacchinata simile. Si perchè si parte in pullman alle 10 di sera e si arriva fino al Monastero di Santa Caterina, intorno alle 2 della notte e da lì comincia la scarpinata fino in cima. In realtà di sarebbe la possibilità di salire a dorso di cammello, ma io sono dell'idea che, a meno di forti impedimenti, il pellegrinaggio vada fatto solo ed esclussivamente a piedi.
E' completamente buio e camminiamo tutti con una piccola torcia in mano, che fa a malapena un po' di luce in uno stretto raggio ai nostri piedi. Se guardo dietro di me vedo un'interminabile fila indiana di lucine che si muovono lentamente, c'è un cielo stellato da cartolina e il tutto è altamente suggestivo.
Quando si ha l'impressione di non farcela più incontriamo un bivacco, dove possiamo bere e sederci a prendere fiato per alcuni minuti; ne incontreremo diversi nel corso della salita.
Dopo alcune ore la temperatura comincia a scendere repentinamente, tocchiamo i 5 gradi e tiriamo fuori i maglioni pesanti con i quali, benchè molto scettici, abbiamo riempito gli zaini.
L'ultimo tratto è un'arrampicata da paura, non si sa dove appoggiare i piedi e io comincio a chiedermi se non sarebbe stato opportuno rimanere nella mia camera, a dormire saporitamente, col conforto dell'aria condizionata, fino all'ora di colazione. Comunque alla fine abbiamo raggiunto la cima.
Piano piano comincia ad albeggiare e ci ritroviamo tutti insieme, alcune centinaia di persone, a guardare sorgere il sole, mentre il paesaggio intorno assume colori da favola.
All'improvviso ricomincia a fare caldo, ci invitano ad iniziare la discesa prima che la temperatura diventi insopportabile. E' incredibile osservare come, alla luce del giorno, la realtà che ci circonda sembri diversa rispetto alla notte scorsa.
Siamo nuovamente in vista del monastero, che ci apprestiamo a visitare, mentre il caldo si sta facendo davvero atroce e io mi chiedo come può avere fatto Mosè a portarsi anche il peso delle tavole, quando io non ce la faccio già più a scendere e basta.
In ogni caso, benchè il caldo e la fatica siano stati notevoli, sono stata assolutamente entusiasta della cosa, è stata l'escursione, anche se definirla in questo modo mi pare altamente riduttivo, più suggestiva che io abbia mai fatto.
Trovarmi là in cima mi ha fatto provare un'emozione fortissima; indipendentemente dalla misura in cui ci si sente coinvolti a livello religioso, questa salita, che vuole rappresentare l'ascesa dall'inferno al paradiso (e proprio per questo oltre che per ragioni climatiche viene fatta di notte in attesa dell'alba) ha sicuramente un che di mistico e ti lascia dentro qualcosa.
Mi confronto con mio marito e mio figlio, che erano abbastanza scettici circa questa camminata e mi hanno accompagnata più che altro per alleggerirsi la coscienza in quanto mi lasciano spesso da sola per andare a fare le immersioni, ma anche loro si sono ricreduti e in qualche modo sentiamo che questo percorso ci ha, nel suo piccolo, arrichiti tutti.


venerdì 22 febbraio 2008

Patchwork pasquale.


Lo so che sembra decisamente presto, il clima è ancora completamente invernale e io ho l'impressione di non essere neanche ancora fuori dal periodo natalizio, ma quest'anno Pasqua cade presto e allora è giusto cominciare ad esibire qualcosina sul tema.
Ho frugato nelle scatole "magiche" di mia mamma, che conserva veramente ogni cosa, e fra i suoi innumerevoli ritagli di stoffa ho scelto quelli che mi sembravano più primaverili e quindi più adatti a rivestire le mie uova di polistirolo.
La fase che trovo in assoluto più appassionante è quella della decorazione con passamaneria varia, che permette di dare maggiore spazio all'estro e alla fantasia.
Le uova più piccole sono state appese al ramo di pesco col filo di nylon trasparente.

martedì 19 febbraio 2008

Ancora decoupage.





Da quando ho cominciato a cimentarmi con il decoupage, per la verità all'inizio con poca convinzione, pensando che non sarei mai stata in grado di realizzare nulla che mi piacesse e che quindi me ne sarei stancata presto, mi ci sono invece appassionata tantissimo.

Infatti adesso decorerei di tutto, a cominciare da questi due semplicissimi taglieri in legno, che prima ho dipinto con i colori acrilici, poi decorato con tovaglioli di carta, fissando infine il tutto con la vernice trasparente ad acqua.

Mi rendo conto che ai profani può apparire incomprensibile, ma quando comincio un lavoro mi dimentico del tempo che passa, sono impaziente di vederlo ultimato e i momenti che dedico a questo hobby sono davvero estremamente rilassanti.


lunedì 18 febbraio 2008

Angolo di paradiso.

Questa foto è stata scattata la scorsa estate sull'isola di Saona, nella Repubblica Dominicana, dove sono stata in vacanza.
Sto seriamente meditando di trasferirmici a fabbricare collanine da vendere ai turisti che, quando sbarcano in questo angolo di vero paradiso, dove sono ammesse solo escursioni diurne e non è assolutamente consentito il pernottamento, sono così euforici che sono felici di portarsi via ogni tipo di souvenir, come del resto io per prima ho fatto. Si, perchè in questo modo si ha l'impressione di accaparrarsi un po' di quella magia, di quella bellezza e soprattutto di quella tranquillità che, quando rientriamo dalle ferie, non sappiamo nemmeno più dove stia di casa.
Su questa picola isola caraibica non esistono alberghi, nè case, nè una qualsiasi traccia della nostra "civiltà" quotidiana. Esiste solo un chiosco che funge da bar, con annesso un grande gazebo adibito a ristorante, dove il cuoco locale ci ha cucinato degli squisiti spaghetti all'aragosta, accompagnati dal rum locale, la loro "vitamina", che bevuto lì non ti dà nemmeno alla testa. (Non tentare di riprovarci a casa, ti ubriaca in men che non si dica!)
E pensare che abbiamo il coraggio di ritenerci tanto in gamba rispetto a loro, che ballano e bevono rum giorno e notte...noi che siamo furbi lavoriamo!
Nel pomeriggio si ritorna al villaggio e, durante il viaggio in catamarano, mentre si balla, si canta e si continua a bere vitamina, guardo mio figlio in compagnia dei nuovi amici che si è fatto in questi ultimi giorni, mi appisolo con la testa sulla spalla di mio marito (forse ho bevuto davvero un po' troppo rum ? ...) e penso che questo è un momento dolcissimo, per il quale avrò sempre nostalgia, già a cominciare da stasera quando sarò a cena in uno dei ristoranti del villaggio, per non parlare delle giornate che mi troverò ad affrontare nel prossimo inverno, che in questo momento non so ancora quanto sarà difficile.

sabato 16 febbraio 2008

Vecchia casseruola di rame.



Questa era una vecchia casseruola, brutta, piuttosto rovinata e scrostata, pronta da buttare via.
In realtà, lavorandoci con un po' di pazienza, è stato piacevole trasformarla in un oggetto decorativo per la mia cucina.
Chissà quanto altro si potrebbe realizzare, se solo non ci mancasse sempre tanto di quel tempo...

venerdì 15 febbraio 2008

A mio padre.

Non so se riusciremo più a parlarci come un tempo, per il semplice gusto di chiacchierare e godere della reciproca compagnia. Ormai non mi rispondi quasi più, non so nemmeno se mi ascolti mentre ti parlo, guardi nel vuoto e non sono sempre certa che tu mi conosca.
E' successo così in fretta, da un giorno all'altro sei cambiato, sembra che la presenza delle persone che hai sempre amato di più ti sia diventata indifferente e io non riesco a sopportarlo.Lo so che fa parte della vita, succede ogni giorno e non sto dicendo che non lo accetto, ma non posso fare a meno di provare questo dolore costante, che non mi abbandona mai, qualunque cosa io stia facendo, in qualunque luogo sia in ogni momento delle mie giornate e delle notti, visto che ultimamente mi sveglio molto spesso.
Non sopporto coloro che mi dicono che bisogna tirare avanti facendo finta che non sia successo niente, perchè invece sta succedendo una cosa orribile, ti sto perdendo lentamente, senza sapere minimanente che durata avrà questa agonia e mi sento impotente davanti a qualcosa di troppo più grande di me.
Non sono state sempre rose e fiori tra di noi, per certi aspetti magari sei stato eccessivamente severo e pretenzioso, o forse ero io che temevo sempre di non essere all'altezza delle tue aspettative, ma sono certa che sei stato orgoglioso di me, così come lo sono stata io nei tuoi confronti.
So che hai sempre solo desiderato che fossi felice e, anche se forse non siamo mai stati capaci di tante manifestazioni di affetto, ci siamo sempre amati tantissimo ed è per questo che mi sembra impossibile che adesso non comunichiamo praticamente più. Tu vivi nel tuo mondo, dove nessuno più riesce a entrare e io continuo a sperare che miracolosamente le cose tornino come erano un tempo.
In ogni caso sono lieta di avere tanto di bello da ricordare e voglio che siano le fotografie di quei momenti ad accompagnarmi sempre, anche in questo periodo così triste e buio. Voglio pensare agli aperitivi presi la domenica mattina al bar dell'aereoporto, alle passeggiate in bicicletta nelle domeniche di austerity in cui non circolavano le macchine, alla mia prima Barbie comprata insieme al mare, a quando mi dicevi che comunque niente avrebbe mai dovuto annientarmi, perchè per ogni problema c'è una soluzione.
Purtroppo temo che non ci sia per ciò che sta accadendo ora, ma per me il tempo si è fermato: i tuoi capelli sono corvini, i tuoi occhi sono del loro azzurro di sempre, come il più limpido dei cieli d'estate e risaltano sulla tua abbronzatura perenne, che non è mai frutto di una vacanza, ma di mesi di lavoro sotto al sole.
Voglio che queste siano le immagini fissate per sempre nella mia mente e nel mio cuore e che nulla di quanto sta accadendo ora possa offuscarle mai.

martedì 12 febbraio 2008

Era ora !!!





Sì, decisamente era ora!
Tanti tentativi di iniziare a creare un blog, ogni volta che scambiavo opinioni in proposito con le amiche o realizzavo qualcosa che avrei voluto in qualche modo commentare o condividere, poi il tempo mancava sempre, la pigrizia prendeva il sopravvento e, passato il primo momento di entusiasmo iniziale, finiva tutto nel dimenticatoio.
Finalmente adesso, dopo un periodo piuttosto complicato, ho deciso di cambiare le mie priorità, sottraendo un po' di tempo agli obblighi quotidiani e dando la precedenza alle piccole cose piacevoli che ti aiutano ad affrontare meglio tutto il resto, creandomi un angolo tutto mio, che riguardi solo e unicamente ciò che mi piace ed è distensivo per me.
Un po' di "sano egoismo", insomma, che serva da relax per staccare la spina ogni tanto da tutto il resto e creare una parentesi di svago nel caos e nei grattacapi di ogni giorno.
Quindi da adesso intendo mettermi all'opera presentando quello che, nel mio piccolo, realizzo e dare forma alle mie idee, scambiando opinioni con chiunque abbia voglia di chiacchierare in proposito.