Io
sono nata negli anni sessanta, nel 1964 per la precisione, in pieno boom
economico.
Mia
mamma era una casalinga felice, perché era passata da un’infanzia vissuta in
parte durante la guerra, un’epoca nella quale oltre alle difficoltà economiche
si dovevano affrontare quelle logistiche, che forse erano anche di più, ad una
vita da adulta decisamente confortevole.
Infatti
per lei la lavatrice, il frullatore, il televisore, il telefono, che per me
sono sempre stati oggetti scontati dal momento in cui ne ho preso coscienza,
erano una conquista incredibile. Si occupava di noi e della casa, aveva il
tempo per i suoi hobbies creativi e da marzo a ottobre i suoi balconi erano
perennemente fioriti.
Con
questo non sto assolutamente dicendo che fossimo la perfezione delle famiglie
di certe pubblicità e sono sicurissima che mia mamma avesse le sue “paturnie”,
che si guardava bene dall’esternare e che comunque non penso noi ragazzini
saremmo stati in grado di comprendere allora. Però ci veniva a prendere a
scuola, quando le lezioni terminavano per l’ora di pranzo, che trovavamo sempre
pronto e se al pomeriggio arrivava a trovarci qualche amico c’era sempre la
merenda per tutti e qualche volta la voglia di partecipare ai nostri giochi…sempre
che glielo permettessimo. Anche a casa degli altri bambini era così, la mamme
che lavoravano erano pochissime e ci sembravano dei marziani.
Poi
sono cresciuta, attraverso gli anni settanta che sono stati in generale
piuttosto trasgressivi per quelli della mia età (le parolacce al cinema, i
pantaloni a zampa, la nascita di nuovi movimenti musicali…) fino ad arrivare ai
mitici anni ottanta: l’apoteosi!
Avevo
vent’anni, mi sentivo invincibile e con il mondo in mano. Del resto alzi la
mano chi a quell’età non si è sentito almeno un po’ così.
A quel punto chiunque (e a dirla tutta in parte anche tu stessa) ti domanda cosa vorresti
fare della tua vita, non è ancora l’epoca in cui tutti devono per forza andare
all’università, ai ventenni di allora è perfino consentito trovarsi un lavoro!
E’ quello che ho fatto io, ho iniziato a lavorare.
In
fondo il lavoro d’ufficio non è male, soprattutto se al di là di quello non hai
assolutamente nulla di cui preoccuparti, tranne ovviamente le vacanze, le
uscite serali e lo studio delle ultime evoluzioni della moda.
Nel
frattempo da ogni parte ti senti dire che è veramente una gran fortuna che
finalmente ci siano così tante donne nel mondo del lavoro, che finalmente siamo
indipendenti, non dobbiamo più rendere conto di niente a nessuno, non siamo più
schiave della famiglia e della casa. Tutto vero, ma le colleghe che hanno
qualche hanno più di me non mi sembrano così galvanizzate. Lavorano tutto il
giorno, corrono come delle matte al supermercato, a recuperare i figli a
scuola, dalle nonne, ai vari corsi ludici e sportivi ai quali partecipano e
quando arrivano a casa la sera sono stremate, ma lì viene il bello: la cena, le
lavatrici, i compiti da controllare e chi più ne ha più ne metta.
Ah,
ovviamente tutto questo sempre per uno stipendio inferiore a quello dei
colleghi maschi!
In
quegli anni era assolutamente proibito pensare di fare la casalinga e ancora
più proibito confessarlo a qualcuno.
Io
però, andando assolutamente contro corrente, lo desideravo…e se devo dirla
tutta non mi sentivo nemmeno in colpa! Però non potevo dirlo a nessuno, quindi
mi accontentavo di sognare il mio futuro come lo avrei desiderato, pur sapendo
che la realtà sarebbe stata ben diversa.
Gli
anni sono volati, non ho mai smesso di lavorare e nemmeno ora, alla soglia dei
56, posso ambire a trascorrere un po’ del mio tempo in serenità, perché pare
che la pensione sia stata praticamente abolita.
Ho
trascorso dei periodi complicati, dove le cose da gestire mi sembravano davvero
insormontabili e non ho mai nemmeno potuto, come le protagoniste di certe
storie, “buttarmi a capofitto nel lavoro”, perché quando fai la contabile puoi
giusto fare la contabile, non è che ci sia da lasciare tanto spazio
all’immaginazione. Fai ciò che devi, rispetti le scadenze e di solito nessuno
se ne accorge. Pazienza…
Desidero
ancora fare la casalinga, ma so che non accadrà mai e magari poi, se avessi
potuto provarci, non mi sarebbe piaciuto così tanto e il mio mito sarebbe andato
a farsi friggere, chi può dirlo? Non ne avrò mai la riprova.
L’unica
certezza è che noi ragazze degli anni 80 siamo state impegnate su svariati
fronti e io devo ancora capire com’è che del “tu lavorerai con sudore e tu
partorirai con dolore” abbiamo finito per sobbarcarci entrambe le cose, dicendo
anche che eravamo contente.
Detto
questo non è che abbia vissuto tutti questi anni in preda alla frustrazione più
nera, ho avuto soddisfazioni, momenti belli e momenti brutti come tutti e
soprattutto tengo a precisare che ho il massimo rispetto per le donne che
desiderano lavorare, che amano il proprio lavoro e che per nulla al mondo ne
farebbero a meno.
Quello
che io rivendico insindacabilmente è il diritto di scelta e lo stesso tipo di
rispetto per me che la penso diversamente, senza dovermi sentire a disagio ogni
volta che provo a esprimere la mia opinione, come se fossi una troglodita che
non ha la benché minima considerazione di sé.
Insomma,
non me ne vogliano le femministe che mi hanno preceduta, se siamo disposti a
gestire le nostre vite in base ai suggerimenti di youtubers e influencers di
ogni genere, non possiamo accettare di convivere, senza metterla per forza alla
gogna sulla pubblica piazza, con un’overcinquanta che desidera fare la
casalinga?